A dicembre si è conclusa la mia esperienza in Laterza. Per 5 anni, dal 2010 al 2015, ho curato i contenuti del sito internet della casa editrice, ne ho creato e gestito tutti i profili social, sono stata insomma la burattinaia digitale che dietro le quinte ha dato voce online all’azienda.
È stata una bella esperienza professionale, un’avventura stimolante, spesso appassionante, a dispetto delle difficoltà, che pure non sono mancate.
Dal punto di vista personale porto a casa un bottino ancora più ricco, di buone relazioni e amicizia… ma questa è storia privata.
Se mi dispiace? Certo, mi dispiace lasciare “la creatura” cresciuta negli anni e le persone con cui ho condiviso giorno dopo giorno fatiche e soddisfazioni. Ma – come si dice – non c’è nulla di eterno in questo mondo, meno che mai certi contratti, morituri fin dal concepimento, rianimati ogni 12 mesi per qualche anno, con sempre meno ossigeno e senza impegno, fino a quando in azienda non sopraggiungono improcrastinabili “ragioni di famiglia” a decretarne la definitiva estinzione. In casi del genere non c’è professionalità e dedizione che possano tenerli in vita. Amen.
Sono arrivata in casa editrice nel 2010: c’era un sito internet tutto nuovo, che sostituiva il vecchio sito/catalogo, bisognava riempirlo di contenuti, bisognava tenerlo aggiornato e adattarlo alle esigenze che via via si manifestavano. Per me, questo, non era una novità, anche se il lavoro, essendo sola, era tanto e impegnativo.
Lato social, invece, non c’era quasi nulla: una pagina facebook aziendale con una esigua manciata di fan e un numero di post che si contavano sulle dita di una mano, pubblicati a distanza di mesi l’uno dall’altro; un profilo sempre su facebook (poi tramutato in pagina) dedicato a una collana; un canale youtube con le registrazioni di alcuni cicli di Lezioni. Tutto qui. Così ho preso in mano i profili esistenti e ho cominciato a crearne di nuovi, come l’account twitter, la pagina aziendale Linkedin, il profilo Google+ e altri ancora, alcuni dei quali sono cresciuti e diventati strategici, altri non hanno resistito alle “ingiurie del tempo” e sono stati abbandonati. È stato entusiasmante veder crescere un’”identità digitale” che all’inizio era appena abbozzata.
In 5 anni ho potuto immaginare, progettare, mettere in pratica, correggere il tiro, fare e disfare… in piena libertà e autonomia. Una pacchia? Fino a un certo punto. Se da un lato tanta libertà ti consente di liberare la creatività, di sperimentare, di essere duttile e veloce nell’adattare la strategia comunicativa alle diverse esigenze e situazioni e di farlo secondo la ‘tua idea’, dall’altro è sintomo di uno scarso interesse della ‘dirigenza’ per il settore di cui ti occupi. E questo alla lunga, per un’azienda, non è un bene, perché si traduce di fatto in “zero investimento” e condanna a una gestione perennemente artigianale della comunicazione online e sui social.
Essere un’artigiana della comunicazione a me è piaciuto e mi ha divertito: progettare testi per canali diversi, girare e montare video, reperire immagini, creare grafica (chiedo umilmente perdono ai grafici veri!), condividere, raccogliere dati, misurare performance, inventare “campagne” (rigorosamente no-budget) e tutto il resto. Alla lunga però, in una azienda, si deve fare un “salto in avanti”, c’è bisogno di passare dalla gestione one-(wo)man-band alla creazione un team, di coinvolgere professionalità diverse. In una parola di investire sulla comunicazione per crescere. Quello che io non sono riuscita a ottenere. Quello che mi auguro avverrà in Laterza, dopo di me.
ciao, Chiara,
condivido (per diretta esperienza personale, sia pure in altro settore, come ricorderai) le considerazioni sulla dirigenza. Ma come scrivi e hai sperimentato tu stessa, la famiglia è al di sopra di tutto. Probabilmente questo atteggiamento non manderà completamente a rotoli l’azienda, ma di certo è funzionale a proteggerla dal nuovo e dall’ignoto, lasciandola procedere lungo i binari che conosce (e sa praticare) meglio. E siccome da sola non puoi cambiare una struttura intera, mi chiedevo se con ‘creazione un team’ tu intendessi ‘creazione in team’ oppure ‘creazione di un team’ — giusto per sottolineare l’importanza del lavoro redazionale 😉 E auguri per tutto il resto dal 2016 in avanti!