Sì, io l’ho comprato quel mattone di carta che è La scuola cattolica di Edoardo Albinati. L’ho comprato malgrado quell’irritante fascetta con cui l’editore lo proclama unilateralmente “il romanzo italiano più atteso dell’anno” (atteso da chi?). L’ho comprato a dispetto della mole scoraggiante (pesa 1 kilo e 280 grammi), che ne rende la lettura una prova fisica impegnativa. L’ho comprato e ho iniziato a leggerlo. Perché? Perché quel libro promette di parlare di me, della mia adolescenza, del mio mondo di allora, del passaggio da una scuola cattolica a un liceo pubblico in quei turbolenti anni ’70, di ragazzi che conoscevo, di un delitto che ha segnato profondamente i nostri giorni spensierati sbattendoci in faccia di colpo il “male”, terribile e vicinissimo.
Forse non è giusto, ma in questo libro mi aspetto di trovare un po’ della mia giovinezza.
Caro Albinati, hai una bella responsabilità.
Se e quando finirò di leggere La scuola cattolica saprò dirti.